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Questo titolo è volutamente provocatorio, scritto apposta per suscitare un poco di fastidio e perché no, la volontà di proseguire la lettura.
In fondo se hai deciso di leggere questo articolo un motivo ci sarà pure.
E’ probabile che qui troverai qualche esempio in cui ti riconoscerai a pieno, e degli spunti su cui riflettere che ti permetteranno di migliorare la tua comunicazione.
Ti è mai capitato di voler aiutare un amico in difficoltà, ascoltarlo, dare dei buoni consigli e stupirti nel sentire che qualcosa nella conversazione non stesse filando liscio come volevi?
Forse è più facile comprendere se pensi a quando è capitata la situazione contraria: volevi sfogarti con un amico, una persona cara, alleggerire il tuo carico emotivo e questo per tutta risposta è partito sciorinando una marea di consigli non richiesti, che alla fine ti hanno pure infastidito.
A volte, si creano delle situazioni in cui la relazione, la conversazione con un interlocutore non è distesa e connessa come si vorrebbe, ma distaccata e fredda.
Queste situazioni si creano anche involontariamente, basta una frase o una parola sbagliata e si inizia a provare una sensazione di disagio, si sente di voler interrompere la conversazione il prima possibile e magari andarsene via, o si sente che è l’altro a voler tagliar corto e non è chiaro il perché.
Il motivo è che una frase, una parola, un atteggiamento può essere percepito come antipatico (dal greco: antí cioè contro e páthos cioè affezione, passione).
Sono come sono e se qualcuno non riesce a mandarmi giù, che soffochi pure!
Ho trovato questa frase su un profilo social. Mi ha colpito per la durezza, ma è una delle tante che si leggono sui social network dove le persone hanno seconda vita e sfogano sentimenti ed emozioni.
La verità è che, per quanto la nostra autostima sia ben allenata e capiti di trovare qua e là frasi di questo tipo, a nessuno di noi piace essere considerato antipatico.
Siamo esseri sociali, abbiamo un bisogno naturale che ci spinge a relazionarci con gli altri, vogliamo comunicare, abbiamo da dire e da esprimere e, nella normalità, non ci piace provare quella sottile sensazione di disagio che avvertiamo quando qualcosa nella comunicazione va storto.
Soprattutto quando abbiamo deciso di prodigarci per essere i confidenti di persone che vogliono parlare di sé con noi.
E questo capita sia nelle relazioni amicali e familiari che in quelle lavorative.
Come mai a volte una conversazione che inizia in un modo termina in un altro?
Come mai a volte pieni di buoni propositi nei confronti dell’altro, mossi dalla nobile intenzione di aiutare, sentiamo che non siamo pienamente connessi, tanto da sentirci in sottil modo respinti dall’altro?
A volte si risulta senza volerlo anti-patici. Quelle volte si ha solo bisogno di allenare l’empatia.
Spesso infatti, ascoltando e dialogando, siamo razionalmente concentrati a trovare per l’altro una soluzione, un consiglio, una formula che possa aiutare.
Siamo cioè più concentrati su noi stessi che sull’altro, siamo concentrati più su quello che vogliamo dire che sul quello che l’altro vuole comunicare a noi.
Dimentichiamo insomma che non parliamo da soli, e per noi stessi, ma che abbiamo davanti un’altra persona, con pensieri, emozioni, background passati e che con tutti questi in toto, ella risponde consciamente e inconsciamente, a ciò che noi diciamo. E soprattutto dimentichiamo che poche volte davvero, alla persona servono i nostri consigli, perché il più delle volte la stessa troverà dentro sé le risposte che cerca.
In fondo comunicare con l’altro è un po’ come danzare.
Come i ballerini vanno all’unisono, sintonizzandosi sul ritmo, calibrando i propri passi in risonanza l’un con l’altro per ottenere l’armonia, così è in una comunicazione.
Per danzare c’è bisogno di conoscere i passi, di allenarsi da soli, di sintonizzarsi sull’altro.
Per comunicare meglio bisogna avere degli utili suggerimenti, metterli in pratica, e adattarli alla situazione e allo stato d’animo dell’altro.
L’empatia si può allenare. L’empatia è la capacità di leggere le emozioni negli altri. E’ stare dentro le emozioni degli altri, mettendosi nei loro panni e sapendo ascoltare.
Come allenare l’empatia? Ti offro un utile elenco, breve e facile da ricordare, per iniziare concretamente ad allenare la tua comunicazione in maniera empatica.
1. Evita un atteggiamento indagatore attento ai dettagli
Quando qualcuno racconta un suo vissuto, anziché concentrarti sui dettagli del racconto, presta attenzione al sentire dell’altra persona e prova ad immaginare effettivamente cosa proveresti tu nei suoi panni. Questo comprende anche avere la consapevolezza del fatto che il suo vissuto, le sue esperienze, le sue convinzioni possono essere anche molto differenti dalle tue. Prova insomma a guardare la situazione attraverso suoi occhi.
2. Evita di offrire soluzioni a problemi altrui basandoti sulla tua esperienza.
Credo sia capitato a tutti almeno una volta nella vita. Catturati dall’incantesimo della crocerossina, ci siamo spinti a elargire ottimi consigli, e soluzioni basate su quello che: “…. proprio quella volta, anch’io come te…” abbiamo fatto noi. Attenzione! Non a tutti piace ricevere “piatti pronti” e istruzioni sul da farsi. Può capitare di avere di fronte persone che accettino e abbiano bisogno di soluzioni step by step, ma ricorda che in questo caso, è molto importante che esse riconoscano in te un certo grado di credibilità e che sopratutto ti abbiano invitato a farlo loro stesse.
3. Rimani sull’altro
Ti è mai capitato di raccontare un episodio a qualcuno e trovarti davanti ad una persona che per tutta risposta lo ri-racconta ma più grande, più intenso, più drammatico?! Si tratta di quelle situazioni in cui si racconta una cosa semplice, ma sentita come: “Accidenti questo mal di schiena non mi fa dormire da tre notti” e la risposta “empatica” che si riceve è simile a questa: “ Ah pensa io! Ci convivo da una settimana giorno e notte, sono letteralmente bloccato. Non solo non dormo di notte, ma anche di giorno sopportare è un inferno!” Come ti sentiresti? Compreso? Non credo. Se stai ascoltando qualcuno che ha l’esigenza di parlare con te, di sentirsi ascoltato, ricorda che in quel momento al tuo interlocutore non interessa nulla di quanto sia stato male e abbia sofferto tu. Sta parlando della sua sofferenza, che grande o piccola che sia, lo sta mettendo in difficoltà e quello che cerca è solo un po’ di umana comprensione. “Posso immaginare la difficoltà a dormire col tuo mal di schiena. Immagino non sia proprio piacevole da sopportare”. Questa è una frase semplice, ma efficace per sintonizzarsi sull’altro. Ricorda di rimanere sull’altro ed evitare di impostare il discorso su di te.
Allenati con questi 3 passi e vedrai che la tua capacità di comprensione dell’altro e di empatia migliorerà fin da subito. Buon lavoro!
E. Migliorini