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Se spesso ti critichi e ti tratti con severità, puoi migliorare la qualità della tua vita e il rapporto con te, da subito, leggendo questo articolo, dove ti svelo come fare.
La senti che si fa più forte nei momenti di indecisione, quando hai da fare la scelta, fare o non fare, il momento che può avvicinarti o allontanarti da ciò che desideri. E’ sempre lì a volte silenziosa, a volte incessante compagna delle notti insonni.
L’autocritica prende la forma di una voce interiore, suadente o beffarda che ti dice che non sei abbastanza, che hai sbagliato ancora, che non puoi farcela, che è tutta fatica inutile.
Lo conosciamo bene, il monologo interiore. Ci parla di continuo, in sottofondo nello scorrere delle nostre giornate. E’ un dialogo interno tra noi e la nostra mente. L’angelo e il demone che sussurrano proprio vicino al nostro orecchio all’altezza delle spalle: “Dai fallo!” “Ma che fai?! Sbaglierai di nuovo!”, “Farai una figuraccia!” “Non sei abbastanza per questo!”
E’ la parola del nostro sé pensante, che si esprime attraverso vere e proprie parole nella mente. Una voce quasi a tutti gli effetti con un tono, un ritmo, e che ne ha le qualità: esitante, ferma, flebile, lenta, ironica, grave, dimessa, cristallina. Studi condotti mostrano come questa nostra voce interiore sia direttamente collegata ad aree specifiche del nostro cervello o del corpo come l’area di Broca o la laringe, che si attivano appunto, durante il dialogo interno. Cosa ci dice questa voce? E soprattutto quando diventa un ostacolo alla nostra libertà?
Il dialogo interno in effetti non sempre equivale all’autocritica: prende diverse forme. Ci ricorda la lista delle cose da fare oggi, o la lista della spesa, ci riporta indietro a rivivere passate conversazioni, ci fa immaginare e fantasticare su quelle future, suscitando in noi emozioni e sensazioni reali, a volte spronandoci gagliarda a fare cose, o viceversa a volte bloccandoci, facendoci indugiare nel timore.
L’hai fatto di nuovo, non ce la farai mai!
Quando parliamo di autocritica, accade che il nostro dialogo interiore si soffermi sul nostro senso di inadeguatezza. Quando commettiamo uno sbaglio, o quando ricommettiamo lo stesso sbaglio colpevolizzandoci, sentendoci inadeguati e non all’altezza, quando ci giudichiamo sciocchi per esser inciampati sui nostri stessi passi e non ci perdoniamo, arriviamo al punto in cui l’autocritica diventa eccessiva e non ci è più utile, ma il contrario.
Lasciarla andare a briglie sciolte, ci intrappola in un loop pericoloso e doloroso.
Quando questo accade e ce ne rendiamo conto è il momento di fermarsi e fare un bel respiro. E’ il momento di dire a noi stessi:
“Aspetta un attimo. Ok ho capito, ma cosa me ne faccio di una critica che mi fa solo del male? Mi è utile davvero? Qual è il suo fine ultimo?”
Perché fa male
Il più delle volte il motivo per cui la nostra autocritica fa male è che
- le diamo assolutamente credito
- la leghiamo ad un giudizio su ciò che siamo come persone
Prendiamo cioè per verità quello che la nostra mente ci dice, credendoci, senza sforzarci di mettere in dubbio la critica verso noi stessi, sulle nostre capacità, e ci giudichiamo bravi o non bravi, buoni o cattivi, capaci o incapaci ecc. in base alla critica stessa.
Il meccanismo è il seguente:
Evento scatenante (es. errore) – critica (su noi stessi) – giudizio negativo (giudichiamo noi stessi in base alla critica e all’errore commesso).
Quindi il problema vero, insito nella critica, non è la critica in sé, ma il giudizio su noi stessi come persone. E’ quello che fa male, che crea la stretta allo stomaco o alla gola e che ferisce. Cosa fare allora? E’ semplice: la risposta è liberarsi dal giudizio.
Ti svelo subito come fare con questo semplice esercizio.
Gestisci l’autocritica
Quando ti rendi conto che la tua autocritica sta arrivando ad un livello che non ti è più utile e che in effetti ti sta facendo male e sta creando un blocco emotivo nei confronti di qualcosa, fermati. Quando ti rendi conto che la tua voce interiore ti sta sussurrando cose spiacevoli sul tuo conto, che ti colpiscono o feriscono, fermati e fai un bel respiro.
Prendi coscienza della critica e del pensiero. Sii consapevole del fatto che “pensiamo” in quanto esseri umani vivi. Ascolta quella voce e prendi coscienza, che è un’aspetto naturale del nostro essere “umani e vivi”.
Chiediti a questo punto, che scopo vuole servire la tua critica. La critica ha una sua utilità. C’e un’intenzione positiva dietro di essa che può tornarci utile. Il più delle volte, nasce per proteggerci da futuri errori, alza la nostra soglia di attenzione. Una volta compresa e accettata questa intenzione, ringrazia la tua mente per essere stata così accorta e accetta tuttavia che, così come sta funzionando, la critica non ti è davvero utile perché ti genera un ulteriore problema. Accetta questa cosa e vai oltre.
Comprendi dunque che ciò che ti blocca non è la critica in sè, ma il giudizio su te come persona, che tu hai associato alla critica. Il fatto di identificare le tue azioni con chi sei. Non siamo ciò che facciamo o pensiamo di noi. Siamo molto di più. Il tuo valore è molto più grande. Sappiamo tutti dire che la vita dell’essere umano ha un valore inestimabile, ma in quanti poi siamo in grado di interiorizzare veramente questo concetto? E’ ora di farlo. Stacca quindi il giudizio dalla critica e sospendilo. Non giudicare la persona che sei per quello che la critica dice. Come abbiamo visto il suo scopo è la nostra protezione. Stop non c’è altro. Sei tu che scegli di agganciare il giudizio su di te perchè identifichi ciò che fai con chi sei. Evita di farlo. Se da bambini ci fossimo giudicati per tutte le cadute fatte, nel tentativo di imparare a camminare, avremmo mai imparato a farlo?
Sospendi il giudizio. Accetta la critica, ringraziala e non giudicarla e soprattutto non giudicarti. Tu sei molto di più di quello che pensi di essere. Sei molto di più del pensiero che hai di te!
E. Migliorini
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